
Ricordi, amicizia e il tempo che fù – Parte seconda
Alle elementari ebbi per qualche anno una compagna di banco di nome Cristina, la più intelligente della classe, brava nel disegno, piena di voglia di fare. Spesso dopo le lezioni restavamo a giocare l’uno a casa dell’altra, adoravo gli enormi spazi di casa sua, quando restavamo da me tutto si riduceva a metà tavolo della cucina o al tappeto della camera da letto ma compensava l’enorme ospitalità di mia madre e la smisurata quantità di cibo per merenda. I primi anni ci si divertiva poi ben presto iniziò il tempo di transizione.
Mio padre assiduamente ricoverato in ospedale limitava la mia vita sociale fino a far si che i rapporti si affievolissero, essendo la sola persona che in famiglia guidava era l’unico a dedicarmi del tempo portandomi dalle compagne dopo la scuola e durante la sua mancanza tutto si fermava e da buona figlia ubbidiente e saggia mi dicevano passerà pure questa e dopo farai ciò che desideri ma questi periodi potevano durare anche due o tre anni consecutivi. Non accadde nulla di male solo la vita fece il suo corso, ci ritrovammo alle medie insieme, non fummo migliori amiche ma ci rispettammo.
Le prime uscite adolescenziali, le prime volte al cinema da soli, le prime feste del sabato sera alla Sophie Marceau le abbiamo trascorse insieme. Anche lei fa parte del club, ci salutiamo se non poterne far almeno. Spesso rifletto su quanto sarebbe stato emozionante arrivare in questo punto della vita e tralasciando le impressioni sbagliate della adolescenza ogni tanto incontrarsi e ricordare i tempi che furono… mi sono accorta durante il percorso di questo progetto che desidero cose nella vita forse contro natura ma sono sempre fiduciosa che questo possa accadere. Anche a te grazie della tua amicizia e buona vita.
Fedele ai canoni della mia scrittura unita all’essenza della musica, attribuisco una colonna sonora che ha accompagnato quegli anni.
Eravamo molto piccole, passavamo i pomeriggi a guardare e riguardare il cartone la bella e la bestia e ricordo con un buffo sorriso quando cantavamo C’è una storia che di Gino Paoli e Amanda Sandrelli. Ogni giorno che passo mi guardo attorno e ogni giorno mi sento fortunata per aver vissuto un epoca dove noi bambine eravamo davvero ingenue, belle e sane bambine lontane dalla precocità della tecnologia che affretta tutte le tappe del percorso della crescita che possono essere anche importanti per la cognizione ma privano i bambini di quella sana ingenuità che gli spetta.
Il catechismo in Chiesa fu galeotto di una delle mie più lunghe amicizie, una domenica di gennaio 1994 se non ricordo male. Sentii una voce che diceva Posso accomodarmi qui accanto a te? Una bambina con un caschetto nero e una bambola sotto braccio dal viso di una scimmia antropomorfa così la definì parlando avvolta nella sua pelliccetta bianco blu mi osservava aspettando una risposta sbattendomi le ciglia. Le risposi certamente e allungammo la mano per presentarci, Stefania era il suo nome. Mentre il prete predicava la sua omelia la quale ero solita ascoltare con attenzione sia mai se mi comportassi male, lei usciva dalle tasche del suo cappotto altri giochi invitandomi a condividerli.
La sue proposte mi allettavano ma non amavo i rimproveri li ho sempre trovati umilianti e con grande compostezza sfuggivo a ogni possibilità di riceverli. La invitai a farlo dopo la messa e dirigendoci al salone dove ci sarebbe stata la discussione della catechesi mi prese per mano e iniziammo a fare amicizia, scoprimmo di abitare a due palazzi di distanza e alla fine delle funzioni davanti ai nostri genitori contente chiedemmo di prenderci i contatti.

Ogni domenica era il nostro appuntamento fisso e durante la settimana passavamo ore al telefono e se non era possibile iniziò una serie di comunicazioni epistolari, le lettere venivano imbucate sotto la porta di casa all’uscita della scuola, era davvero un gesto carino e io mi rispecchiavo molto in lei in quell’atteggiamento pacato e formale. Anche Stefania mi portava quella forma di rispetto per avere solo un anno in più, questo mi lusingava.
Durante l’estate si passava quasi tutti i giorni insieme, condividevamo la passione per la musica retrò, per i film in bianco e nero, per la moda, lei era la parte che mancava al mio io, arrivava anche a bastonarmi se assumevo una postura sbagliata e a complimentarsi se invece possedevo o facevo qualcosa di buono. Io invece cercavo di spingerla un po’ verso quelle attività all’aria aperta le quali aveva spesso paura andare in bicicletta, pattini e le corse severamente vietate dalla sua famiglia.
Mio padre la invitò ad aggregarsi al gruppo del mare e per ben 10 anni o forse più fummo inseparabili. L’adolescenza ci diede degli scossoni spesso si litigava al telefono senza un reale motivo e mi sbatteva la cornetta giù scomparendo per settimane. Ormai era un film ripetuto poi ricompariva chiedendo scusa, ho attribuito a quelle scene gli sbalzi dei nostri ormoni in quell’età particolare. Problemi o non lei c’era e io per lei. Un anno senza vederci si trovava il modo per sentirci. Io diventai più adulta e mentre lei finiva le medie io mi perdevo nei meandri dell’adolescenza, non volli allontanarla, la invitai a unirsi a noi avrebbe comunque tenuto il confronto.
Non mi ha mai messa a disagio per le dimensioni della mia casa e in quanti ci abitassimo anzi trovava il modo di adattarsi e complimentarsi per qualcosa. Apprezzavo questo di lei. Spesso mi chiedevo come potesse essere visto che a casa era estremamente capricciosa ed esigente con i suoi. Quando mi ammalai a 18 anni ci eravamo allontanate da un po,’ passai tanti mesi in ospedale un pomeriggio si presentò con i libri in mano e io attaccata alle mie interminabili flebo mi sentii rincuorata alle sue parole mettiamo da parte il passato sono qui per starti vicina.
La mia vita non è stata semplice gli scossoni erano forti per l’età che avevo e chi mi stava accanto non sempre poteva capire la mia sofferenza. Ci ritrovammo in quell’anno dopo esserci allontanate un po’ per la malattia e un po’ perché il mio ragazzo non riusciva a legare con i miei compagni e anche con il suo di ragazzo non che mio compagno di classe. I giovani possono essere cattivi senza volerlo. Scelsi l’amore alle amicizie dopo innumerevoli tentativi di aggregarli entrambi con deludenti risultati. Fino ai primi due anni dell’università ci si vedeva e sentiva, poi la malattia di mio padre, lunga devastante e io da sola ad affrontare questa terra straniera.
Non sempre sono riuscita a mascherare, non sempre ho preso le cose con leggerezza e mentre il mio mondo andava a pezzi, la sua vita andava a mille e la sua voglia di emergere andò oltre il nostro affetto, a venti anni non puoi pretendere che una vita in corsa abbia il tempo di guardare la tua sofferenza in faccia. Cosi dopo l’ennesimo tentativo davvero sentito da me, dove credevo di averla ritrovata finimmo ad una cena a concludere il tutto con una lite furibonda. La parola fine la misi dopo il totale silenzio alla morte di mio padre.
Seppi da amici in comune che ci sposammo lo stesso anno, finimmo per non esserci più l’una per l’altra, finimmo per non esserci il giorno del nostro si all’amore ma le nostre vite avevano preso direzioni veramente opposte e invalicabili.Ci incrociamo spesso ma l’indifferenza fa parte di questi incontri. Mi dispiace per questo. Auguro a te e alla tua famiglia tutto il bene possibile e spero che potrai un giorno ricordare senza rancore. Buona vita Stefania e grazie anche te per tutto quello che mia hai dato.
Fedele ai canoni della mia scrittura unita all’essenza della musica, attribuisco una colonna sonora che ha accompagnato quegli anni.
Di film insieme ne abbiamo guardati uno in particolare ci ha ossessionati per quel tenero periodo della nostra adolescenza il tempo delle mele. La colonna sonora che più ci rappresenta non può essere altro che Reality di Richard Sanderson.
Grazie per avermi ascoltata, qualora lo vogliate mi troverete qui ho tanto ancora da raccontarvi…

