Amicizia

Ricordi, amicizia e il tempo che fù – Parte terza

Inadatta l’aggettivo giusto per definire come mi sono sentita in questi anni. Da piccola troppo matura per lasciarmi andare. Da adolescente troppo consapevole e diligente per lasciarmi andare, da più grande appena assaporata quella tanto attesa libertà di espressione la vita me l’ha impedita mettendomi sulle spalle tante responsabilità come lottare con un tumore a 18 e dopo lottare per tenere in vita mio padre e poco dopo la sua morte per tenere in vita mia madre, perché no uniamo un disastro finanziario e perché no l’ennesima malattia che mi porto dietro e affronto tutti i giorni della mia vita e quindi adesso troppo pesante per lasciarmi andare.

Credo che i rapporti con chi si fosse legato a me in questi anni siano finiti anche per questo è stato tutto troppo per tutti e spesso non c’ erano più parole per confortarmi e io troppo lontano il treno su cui salire per raggiungerli.

Adriana la conobbi in Chiesa all’oratorio, poi qualche anno dopo la vidi nella mia stessa classe alle medie. Ho sempre visto in lei quella persona pronta a emergere, piena di capacità ma bloccata dal fatto che nessuno durante questi anni l’abbia mai incoraggiata a rincorrere i suoi sogni, mettendola da parte e servendogli la dura realtà che viveva. Molto amica di Cristina condividevano grandi capacità artistiche e scolastiche. Legata a un ragazzo Davide, anche in lui notavo un talento innato e osservarli insieme mentre ideavano schizzi o si occupavano di fare ricerche su fantomatici artisti faceva emergere peculiarità del loro futuro.

Adoravo osservare attorno a me e razionalizzare pensavo fosse un pregio fino a un punto della mia vita… I primi due anni non ci frequentammo molto io condividevo il banco con una ragazza di nome Elvira ci trovammo subito in sintonia, tanto da passare ogni pomeriggio insieme e tra un esercizio di algebra e una pagina di antologia finiva sempre con risate e merende memorabili.

Lei fu importante in quegli anni mi aiutò a combattere una eccessiva timidezza e mentre Elvira con naturalezza riusciva ad entrare in ogni attività extra scolastica io con la mia compostezza non venni più premiata come alle elementari quando stare immobili ed educati era un pregio ma in questa fase della mia vita fu davvero un difetto.

La mia etica non si scrollava e i professori sembrava odiassero questa forma, diventando per me un’arma a doppio taglio. Lei senza sforzi mi trascinava dentro a cori scolastici anche se stonata come una campana, saggi di danza li più portata in abilità, ricerche e gruppi di studio dove finiva poi con un gran caos. Innocenti e ingenue cercavamo sulla enciclopedia di saperne di più sul sesso o su cosa sarebbe accaduto al nostro corpo e trascinando questi pesantissimi libri in calzettoni di spugna bianca e tuta leggevamo volumi di medicina. Arrivò quel giorno del cambiamento io la vissi male mi chiusi in me stessa cercavo la privacy che a casa mia era impossibile trovare.

Mia madre fu preoccupata del mio atteggiamento e ricordo ancora che Elvira le parlò dicendogli saggiamente che stavo cambiando e avevo bisogno solo un po’ di tempo per me. Qualche anno dopo tutto però mutava la mia libertà era ridotta rispetto a ciò che concedevano a lei e mi ritrovai a guardare un posto vuoto, stavolta non bastava più che mi ci trascinasse dentro a un progetto era proprio quel progetto che ancora non mi apparteneva. Trovò il suo primo amore il ragazzo più carino della scuola.

Ma lei divenne dispettosa e dopo averne subite un po’ mi vendicai dicendo alla sua famiglia di religione evangelica del fidanzato che aveva con la speranza di una punizione. Non fu un gesto di cui ne vado fiera ma questo mise fine alla nostra amicizia. Non ci furono parametri di approccio era diventato un dispetto dietro l’altro con il passare del tempo e recuperare fu impossibile. In questi anni l’ho incrociata di rado ma anche questo è un capitolo chiuso tratto da due ingenue vite che hanno fatto il suo corso. Grazie anche a te per ciò che hai lasciato nella mia memoria e buona vita…

Fedele ai canoni della mia scrittura unita all’essenza della musica, attribuisco una colonna sonora che ha accompagnato quegli anni. La sua energia non spiccava se non ascoltando insieme la musica pop dei grandi artisti di quel momento adorava Britney Spears e la sua baby one more time, ne improvvisavamo coreografie davanti a uno specchio su un grosso armadio nella camera dei miei nonni, un sorriso prende le mie labbra quando questo ricordo mi affiora. Rimasi in un banco vuoto, Adriana mi sedeva dietro e fu come averla a fianco mi accolse nel suo gruppo e da allora per altri quattro anni circa fummo inseparabili.

Era la parte estrosa del mio io, eravamo capaci di parlare di un argomento per ore razionalizzandolo, inventare giochi memorabili e ritrovarci a piangere l’una sulla spalla dell’altra. Alle volte mi chiamava e mi metteva la canzone Anna dimmi si e mi esternava il suo affetto. Spesso mi commuoveva e finivamo per piangere come due sceme dietro a una cornetta. Guardavamo per ore e ore il film tre uomini e una gamba di Aldo Giovanni e Giacomo fino a impararlo a memoria.

Ci scrivevamo lettere che conservo ancora e l’altro giorno solo per farvi capire quanto eravamo melodrammatiche ho trovato dei miei vecchi diari dove c’era scritto che quegli stessi insieme alle mie pregiate scarpe e borse sarebbero state la sua eredità se mi fosse successo qualcosa. So come la pensi ma non vergognarti del passato, santa ingenuità felice di averla vissuta e felice di poterla tramandare. C’è un tempo per tutto parole sagge di mio padre.

Cercavo di coinvolgerla nella mia vita più che potevo ma non passò degli anni sereni e mentre io mi innamoravo del mio attuale marito andai a dormire a casa di una amica solo perché abitava vicino al mio ragazzo per vederlo di nascosto e lei si offese perché ci teneva che invece quella sera io dormissi a casa sua. Mettemmo via la nostra amicizia. Ci siamo persi e mentre incalzava il caos della malattia di mio padre la incontrai qualche volta ma parlammo in maniera sfuggente e mi faceva male lo stato in cui si era ridotta la nostra amicizia.

Ci scambiammo il nuovo numero aspettai fosse lei a fare il primo passo ma questo passo non arrivò mai le nostre strade si divisero. Mentre progettavo questo blog nel mettere in ordine i miei pensieri e sentimenti sentii il bisogno di contattarla. Mi affidai alla nuova tecnologia dei social ma non la trovai e mentre cercavo tra amici in comune vidi la sua foto del matrimonio nel profilo di un giovane, non è mio solito fare questo ma lo contattai cercando un suo recapito e dopo veramente parecchi anni abbiamo parlato un po’ ed è stato bello ritrovarsi.

Ringrazio anche te per quello che mi hai dato, come ho fatto a natale vorrei dirti che ti auguro l’immensità delle soddisfazioni desiderate e della felicità con un affetto ritrovato o forse mai dimenticato.
Fedele ai canoni della mia scrittura unita all’essenza della musica, attribuisco una colonna sonora che ha accompagnato quegli anni.
Un connubio perfetto tra vitalità e sensibilità questo è sempre stata lei e anche in questa fase della nostra vita non potevamo non amare gli artisti pop del momento, la ricordo con vari pezzi dei Backstreet Boys ma uno lo cantava tutto il giorno finendo per coinvolgermi dal titolo Everybody.

Continua…

Grazie per avermi ascoltata, qualora lo vogliate mi troverete qui ho tanto ancora da raccontarvi…

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