
I miei amori – parte prima
Amare, questo era il mio sogno sin da ragazzina. Credo di aver passato metà dei miei anni a desiderare di amare e l’altra metà invece a farlo incodizionatamente contro ogni intemperia, contro ogni ostacolo, contro tutto e tutti. Non saprei definire una data precisa di quando accadde ma ricordo che questa forte volontà già innata prese il posto nella mia vita ben presto.
Avevo solo cinque anni e osservando per mesi un amico di mio fratello dodicenne biondo con occhi azzurri mentre ero seduta sul pavimento a giocare con le mie bambole esordì dicendo: caro un giorno crescerò e tu ti accorgerai di me, loro naturalmente si sbellicarono dalle risate e io con atteggiamenti impeccabili da semi adulta in un modo molto formale e consapevole cercavo di capire perchè non mi prendessero sul serio. Ho sempre vissuto aspettando le forti emozioni e ho dedotto che sono il motore della esistenza almeno della mia, senza di esse e tutte le volte che mi sono state negate sembra nulla avere stimoli o sensi.
Sogno da sempre le grandi tappe, le trepidazioni, il realizzarsi dei sogni e la catarsi in fondo è un po questo il senso della vita, lottare per ottenere ciò che si desidera. Spesso mi è stato negato e le mie lotte sono diventate guerre, scalate, rivoluzioni ma anche se ciaccata come diciamo noi in Sicilia sono fiera di gran parte del mio percorso. Dagli undici anni ai tredici con il mio walkman alle orecchie sognavo ad occhi aperti il giorno che avrei sentito battere il cuore per qualcuno.
A quattordici mi imposi che questo sarebbe dovuto accadere, non ideavo una favola del buon partito come di solito si fa, sognare un principe ricco e agiato, ma solo amore quello che ti rende inerme, quello che ti fa sorridere, quello che ti fa male al tal punto da soprassedere la tua esistenza, quello che finalmente avrebbe colmato il forte desiderio che provavo anche se la base della mia realtà era già fondata sul metterci del sentimento in qualsiasi cosa facessi. La mia bontà d’animo era a tal punto da sentirmi umiliata per facili derisioni a progetti o gesti dettati sempre dal mio essere estremamente romantica e sognatrice.

L’estate che avrei compiuto i miei 14 anni durante un giro ai mercati che è solito farsi da noi in vari giorni della settimana incrociai lo sguardo di un ragazzo, un paio di grandi occhi e uno sfolgorante sorriso. Ci guardammo per un paio di secondi e in maniera educata mi salutò, rimasi li incantata come una imbecille ci risi su e andai via con Adriana, Cristina e Dora non dando peso all’accaduto. Tornate a casa ne parlammo come solito fare le adolescenti.
Qualche settimana dopo tornate in quel luogo lo incrociammo nuovamente e dalla folla un grande sorriso con un braccio alzato ci salutava in lontananza, il suo interesse mi spaventò venni trascinata dalla folla e dalle amiche. Non ne parlai con nessuno forse perchè non sono mai riuscita a sopravvalutarmi credendo che potesse accadere qualcosa di fantastico o che non potesse essere possibile l’interesse nei miei confronti di un ragazzo carino.
La sera ci scrivevo su pagine di diari e non avendo sue foto Adriana mia fece un suo ritratto davvero realistico per ammiralo all’imbrunire mentre ascoltavo la musica e ci fantasticavo su. Poche settimane dopo iniziò la scuola, le superiori, un nuovo percorso di vita, sogni speranze, un pò di libertà tanto attesa e tanto desiderata, non lo vidi più ma ci pensavo spesso. Conobbi i miei nuovi compagni una selezione di tipi particolari ma subito legammo, fu davvero un anno fantastico. Si condividevano lezioni pomeridiane per carenze di aule e spesso sembrava assere diventata una famiglia.
Dopo le medie tappa di transizione anche culturale mi ritrovai a eccellere in quasi tutte le discipline scolastiche, uniche note dolenti la matematica e le materie motorie la mia agilità fisica unita alla capacità di calcolo non sono mai stati il mio punto forte. Mio padre finalmente allentò un pò la presa e come io adoro fare, la mia vita iniziava ad avere uno schema di eventi nuovi e emozionanti che mantenevo con il giusto apporto tra fatuità e dedizione alle regole familiare, il giusto bilancio dei due mi mettevano nella condizione ottimale per vivere, il mio motto era essere felice non mancando di rispetto ai loro e ai miei valori fortemente ramificati.
Un sabato pomeriggio durante la nostra solita passeggiata fatta di tappe al cinema, al fast food e in giro per negozi incrociai nuovamente il ragazzo dal grande sorriso. Per la prima volta mi sentii il corpo molle e le gambe mi tremavano, il cuore andava all’impazzata e finita la serata un forte desiderio di rivederlo mi attanagliava. Noi generazione 80 con questi amori platonici… Stavolta ne parlai con le amiche lo specchio della verità. Mi misero di fronte al fatto che fosse evidentemente più grande di noi.
Passarono tante altre settimane non lo rividi più. Un paio di giorni prima di natale durante una festa scolastica organizzata in piazza lo vidi da lontano stavolta si avvicinò rimasi un attimo senza parole allungò la mano e si presentò il suo nome era Jhosep, Francese, di 24 anni mentre io ne avevo solo 14 appena compiuti. Mentii gli dissi che ne avevo 17 non so per quale motivo lo feci, forse alle volte i sentivo incatenata in una età anagrafica non coerente a come mi sentivo io realmente e se non fosse stato per la mia ingenuità mi sarei confrontata benissimo nel suo mondo.
Mi raccontò subito di lui era dolce, pacato non parlava molto bene l’italiano, mi raccontava della sua famiglia e dei sacrifici che faceva per mantenere le sorelle e la madre. Le mie amiche sempre vicine e prudenti avevano un valore inestimabile. Quella sera mi salutò baciandomi al centro della piazza e fu li che ricevetti il mio primo vero bacio. Tornai a casa imbambolata con emozioni che si contrastavano tra loro.
Nelle settimane successive ci si vedeva dopo la scuola ma ben presto mi accorsi che comunicare era quasi impossibile, mi raccontava metà in italiano e metà in francese la situazione drammatica della sua vita e noi condividevamo due realtà opposte, l’impossibilità di comprensione lasciava spazio a convenevoli e interminabili baci. Tutto con estrema prudenza mostrando la ramificazione dei miei valori. Qualche mese più tardi la nostra scuola tappezzata di cartelloni pubblicitari attirò la nostra attenzione, una gita sulla neve alle pendici dell’Etna, pomeriggi e serate in discoteca, io e Selene riuscimmo ad avere il permesso per andarci non stavamo nella pelle.
Condivisi la notizia con Jhosep ma purtroppo non andò come mi aspettavo diceva di non essere d’accordo e che non mi dava il permesso. Me ne andai infuriata da quell’appuntamento nessuno poteva vietarmi nulla se non mio padre che in quel caso approvava. Capìì che non poteva funzionare che avevo tanto da fare da vedere e cercavo una persona con la quale condividere esperienze no che mi privasse di ciò che di bello potevo ancora aspettarmi. Feci perdere le mie traccie ero convinta della mia scelta e devo dire che fu una bella esperienza ma dalla mia naturale e non sofferta decisione capii non era amore.
Grazie per avermi ascoltata, qualora lo vogliate mi troverete qui ho tanto ancora da raccontarvi…
